23 settembre 2010

che noi, nei vari momenti che ci siamo incontrati, ci siamo molto sorrisi e poco parlati.



...rientrava nella sua casa con una sensazione d’irrealtà, come se lo seguisse il brusìo di una conchiglia carica di risonanze. Non poteva ripensare alle ore appena trascorse perché non era la sua memoria a ricordare, ma una memoria che ne specchiava un’altra. Non sapeva fermare le immagini o le parole del loro stare insieme, suo e di Elena, perché in realtà non accadeva loro che una cosa: lui era attento al proprio suono interiore, Elena al suo. La conchiglia del tempo passato: le risonanze della sua vita qualche volta si confondevano con quelle di lei, l’eco diventava più lunga, per pochi istanti si guardavano stupiti, il sentimento di ascoltare l’uno accanto all’altra il ritmo sopito della loro vita li sgomentava, nascevano fra loro improvvisi silenzi. Elena si accendeva nervosa una sigaretta dopo l’altra, Dino riemergeva smarrito da quel mare che riscopriva tenendo fermo l’orecchio sulla conchiglia che Elena era venuta, consapevole o no, a portargli.

(Gina Lagorio)

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